La
politica gestionale del DIRIGENTE SCOLASTICO di
questa scuola è:
-
ri-motivare lo studente all’apprendimento,
affinché non viva nel timore di essere colto
alla sprovvista dalla crescita impetuosa
delle nuove conoscenze e del rapido
invecchiamento del sapere pre-esistente;
-
formare teste ben fatte, atte ad organizzare
le conoscenze così da evitare la loro
sterile accumulazione, ma che sappiano,
quindi ri-pensare e ri-costruire i saperi
acquisiti;
-
auspicare che la scuola si ‘nutrisca’ di
sapere, quel sapere essenziale che si oppone
a un sapere enciclopedico e statico.
La
scuola italiana, in questo momento, sta vivendo
un intenso periodo di trasformazione e quindi di
ripensamento, di comparazione non solo tra
vecchio e nuovo, ma anche tra
nazionale ed internazionale, proprio per
attrezzarsi a vivere questo suo mutamento in
corso e ancora incerto nei suoi esiti finali.
La
velocizzazione del cambiamento, nella società e
nelle persone, nei saperi e nelle tecnologie,
nelle competenze individuali e professionali,
rende indispensabile un processo di costante
rinnovamento dei percorsi formativi. Percorsi
nuovi che si adattino al cambiamento, a nuovi
problemi, esigenze che pongono costantemente un
sapere rinnovabile per poter affrontare un
futuro insicuro, un sapere capace di generare
nuovo sapere, quel sapere essenziale che si
oppone al sapere enciclopedico e statico;
insomma quel sapere che tende a realizzare
appieno le proprie potenzialità, a portare
avanti un progetto personale, ad accumulare un
proprio patrimonio culturale personale in modo
da poter fare scelte e avere esperienze capaci
di favorire il proprio benessere e contribuire
al benessere collettivo.
Inoltre, l’Unione Europea, al consiglio di
Lisbona, si è posta l’obiettivo di costruire una
economia competitiva fondata sulla conoscenza ed
ha ribadito che lo sviluppo generalizzato di
competenze scientifiche e tecnologiche deve
essere considerato un fattore essenziale per la
politica occupazionale in Europa. Nel
condividere tali obiettivi e in virtù del fatto
che l’autonomia della scuola autorizza la
realizzazione di percorsi che aiutino i
docenti a modificare e migliore le metodologie
di insegnamento, nasce l’esigenza di creare un
percorso di innovazione metodologica nell’ambito
del nostro istituto. La scuola deve munirsi di
nuovi strumenti didattici per potenziare altri
tipi di intelligenze, educare all’immagine e
maturare una pedagogia mediale includendo
insegnamento sui media nei curricula. La sfida
più importante è quella di abbattere la barriera
fra i saperi alfabetico-grafici e quelli delle
tecnologie della informazione e comunicazione
(TIC) , in una integrazione necessaria per la
scuola della modernità. Non bisogna trascurare
il fatto che l’insegnamento delle TIC è da
considerarsi come innovazione
nell’organizzazione della scuola e come
trasformazione organizzativa e didattica
dell’ambiente di apprendimento. Le TIC, infatti,
forniscono ambienti di lavoro collaborativi,
facilitando la ricerca dell’informazione, la
comunicazione e la cooperazione tra soggetti
distanti, nonché la costituzione di comunità
virtuali con alti livelli di interazioni, ma
naturalmente le TIC come innovazione
nell’organizzazione della scuola esigono nuovo
modello educativo radicalmente modificato, è
quindi necessario ri-pensare e ri-progettare gli
spazi di apprendimento.
Dobbiamo fare in modo che la scuola si
‘nutrisca’ di saperi non più solo trasmissivi ma
costruttivi dei propri saperi, rivolta a
formare il cittadino dell’oggi e del domani con
l’inclinazione a saper innovare competenze ed
abilità, avere capacità di prendere decisioni e
assumersi responsabilità.
In
realtà, la scuola dovrebbe essere capace di
‘costruire’ cioè, una cittadinanza per la
società dei saperi, una cittadinanza connessa ai
saperi linguistici, giuridici, matematici e
scientifici in generale, saperi che ‘fanno
cittadinanza ’ nella complessa società attuale,
insomma quella cittadinanza tecnologico-avanzata
sottoposta a una continua rielaborazione.
Vogliamo, poi una scuola radicata nella comunità
di appartenenza, con un forte legame con le
istituzioni locali, con un progetto di
collaborazione con le realtà territoriali
dell’associazionismo e del privato sociale….in
altre parole una organizzazione scolastica con
un’idea chiara di sussidiarietà, non in
alternativa alla tanto celebrata ed auspicata
scuola di respiro europeo, ma come sfondo
generatore, come condizione indispensabile per
lo sviluppo di una identità. L’idea nasce dalla
convinzione che una scuola integrata nella
comunità non solo assume una specifica identità
che la qualifica e la differenzia, ma
contribuisce alla costruzione della stessa
identità della comunità di appartenenza. La
scuola deve avere un’idea della vita e della
qualità della vita.
Il
diritto-dovere all’apprendimento in una società
complessa come la nostra non si chiude nel
profilo professionale, ma si apre alla relazione
con il mondo, con l’incertezza, con il
cambiamento, con la ‘modernità liquida’.
Bisogna fare attenzione perché, in un delicato
momento di cambiamento come quello che stiamo
vivendo si rischia la frantumazione del sistema
e la perdita di orientamenti.
La
sfida che proponiamo, quindi agli studenti
dell’Istituto di Istruzione Superiore di Telese
Terme è quella di ‘costruirsi’ menti che siano
capaci di adattarsi alla ‘siccità’ culturale,
rimangano ‘sempreverdi’ e ‘conservino’ una loro
storia.
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