02 giugno 2013

 

Herculanensia” e dintorni. 

Il laboratorio  della 3a S1  si trasferisce per un giorno presso l’Officina dei Papiri Ercolanesi.

di P. Di Mezza

Gli studenti della 3aS1, il 27 maggio, hanno visitato l’Officina dei Papiri Ercolanesi, il cuore più “antico” della Biblioteca Nazionale di Napoli. L’Officina accoglie la raccolta composta da 1788 papiri rinvenuti, nella seconda metà del Settecento, nella villa dei Pisoni, ad Ercolano. Sepolti dall’eruzione del Vesuvio del 79 d. C. e portati alla luce da una lunga campagna di scavi archeologici, i rotoli carbonizzati contengono scritti in greco di età ellenistica, prevalentemente epicurei. Epicuro, Demetrio Lacone, Metrodoro, Polistrato, Filodemo di Gadara erano gli  autori preferiti dai Pisoni, che nel peristilio della loro villa di Ercolano avevano messo insieme una biblioteca formata, in prevalenza da scritti di autori non famosissimi, ma inseriti nel dibattito culturale di quegli anni. È su Filodemo che gli studiosi di filosofia hanno appuntato la loro attenzione, rivelandosi egli, grazie ai papiri, come un abile poligrafo, capace di riportare alla moda eclettica imperante la stessa riflessione epicurea, generalmente ostile al sincretismo e al prevalere degli studi logici e retorici. I papiri testimoniano che, a Napoli, verso il 75 a. C., Filodemo frequentava L. Calpurnio Pisone, suocero di Cesare e avversario di Cicerone, collaborava con Sirone, il maestro di Virgilio ed è probabile che conoscesse personalmente quest’ultimo.

Il recupero dei papiri carbonizzati ha messo alla prova esperti e tecnici europei per circa tre secoli e, ancora oggi,  i papiri sono stati  tutti “svolti” e decifrati.   

Tra gli interventi più significativi si ricorda l’utilizzo, sollecitato da Carlo III di Borbone, della macchina per svolgere i papiri costruita, nel Settecento, da Antonio Piaggio; successivamente, i papiri furono distesi grazie al metodo “osloense”, basato sull’impiego di acqua, gelatina ed acido acetico. Nel 1969, il professore Marcello Gigante ha fondato il Centro Internazionale per lo Studio dei Papiri Ercolanesi, convogliando a Napoli le esperienze e le risorse tecniche e filologiche internazionali. Negli ultimi anni, la riproduzione multispettrale della collezione ne ha facilitato la lettura.