20 maggio 2013

 

I Superstiti

di Alfonso Martone

10 maggio. In streaming, presentati dall’attrice Veronica Pivetti, sul palco del teatro San Marco di Benevento, si sono susseguiti i dodici autori partecipanti al LXVII Premio Strega. Tale presentazione è avvenuta in vista della premiazione, che avrà luogo, come consueto, in Casa Bellonci il 4 luglio.

Dopo un breve intervento del sindaco della città, Pepe, ecco i dodici scrittori uno alla volta salire sul palco a presentare il proprio libro.

Cinque libri in particolare hanno attirato la mia attenzione.

Il primo, in realtà il secondo in ordine di presentazione, quello del già veterano della scrittura, Aldo Busi, assente alla manifestazioni per problemi non chiari. Unico a narrare semplicemente una storia, fine a se stessa. Protagonista uno scrittore il quale, dialogando con una foglia, dà vita al teatrino delle sue emozioni e del tormentoso dilemma: scrivere o non scrivere quel romanzo. E qui compare il personaggio che dà nome al libro: El especialista de Barcelona, letteralmente un “professore”.

Segue Paolo di Paolo. Edito da Feltrinelli, “Mandami tanta vita” è un escursus sulla situazione generale in Italia negli anni ottanta, un romanzo storico-biografico, con un po’ di licenza dai fatti  realmente accaduti.

Un’altra narrazione classificabile come romanzo storico è quella di Alessandra Fiori che con “Il cielo è dei potenti” fa della forte problematica politica italiana degli ultimi decenni un libro.

“Resistere non serve a niente”, invece, compie il percorso inverso, partendo da una storia per dilungarsi in una digressione su un vivo problema dei secoli XX e XXI, la finanza.

In ultimo un romanzo che cela una triste allusione autobiografica, sul dolore struggente di una madre al bivio: un figlio con una grave malattia e una scelta, abortire non sapendo se possa il bimbo sopravvivere al parto; o sfidare mondo regole e sorte, stagliarsi come una piccola figura contro una fortissima luce abbagliante. Col rischio di venirne inghiottiti.

Oltre ciò, mi ha colpito profondamente una cosa.

Negli ultimi tempi, e il Premio Strega ne è stato un ottimo esempio, due tematiche in particolare sembrano dilagare: l’adolescenza e l’amore. Storie di teen-agers tutte uguali: innamorati, pessimisti, scapestrati, magari orfani, ambientate in grandi città e con un amico del cuore con cui puntualmente litigano.

Lunghe catene di narrazioni di questo genere si susseguono, a volte anche originali, ma spesso ridondanti e per i temi e per lo stile.

Idem per le storie d’amore, poco impegnative e rilassanti, vero. E oggigiorno, dopo secoli di inventiva a dir poco geniale, è strano accontentarsi di così poco.

Non dico che l’Arte, ciò che l’Uomo ha fatto di più alto, debba trascendere questi temi, anche perché senza amore e problemi molto probabilmente non esisterebbe neanche lei. Ma l’Arte è viva e fresca come un ruscello dall’allegro suono, e anche se a volte diventa un placido fiume in una valle, non è mai uno stagno.