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“Perché la cultura possa dare una mano alla
natura” è l’incipit del XXIV concorso nazionale
di Poesia e Pittura, promosso da “L’Areopago
Letterario” – rivista bimestrale di Scienze
Sociali, Lettere ed Arti - con i Patrocini del
Presidente del Senato della Repubblica, della
Regione Campania, della Provincia di Salerno e
dell’Università degli Studi di Salerno.
“L’ecologia: Ambiente e Natura” è il tema
annuale adottato per la valorizzazione e la
salvaguardia del territorio. Tra gli studenti
vincitori c’è anche un alunno del Telesi@: Marco
Ciampi, al V anno (sezione D) dell’indirizzo di
studi scientifico. Con la poesia “Il grande
feticcio” è riuscito ad ottenere il primo premio
(ex-aequo con Clelia Portanova da Lancusi) nella
categoria giovanissimi.
Sabato 11 maggio 2013, alle ore 17.30,
parteciperà così alla cerimonia di premiazione
che si terrà nell’Aula Consiliare di “Gaetano
Sessa” di Fisciano, alla presenza di importanti
autorità regionali.
Un bellissimo riconoscimento ed una grande
soddisfazione per il giovanissimo poeta di
Dugenta, al quale rivolgiamo i nostri
complimenti ed auguri per la prosecuzione ed il
futuro.
Ad Maiora, Marco!
Alleghiamo di seguito la poesia vincitrice.
Il Grande Feticcio
La mia terra...
ricordarla fertile e ricca anche senza vederla,
evocare le sue ricchezze infinite, il suo
colore, la sua saggezza,
il suo paesaggio scolpito dall' acqua marina, il
suo profumo di torba, l'acre aroma di resina.
Fiotti di ciottoli nell'eterno zampillare dei
torrenti
plasmano la sua giovane pelle
e soffre, fingendosi addormentata nel chiarore
del giorno
per perpetuare il buio della notte.
Piloni d'acciaio si stagliano fra le nuvole,
antico e sordo il suono dei campanacci
nasconde il grido dei gabbiani, sentinelle sui
pali di legno
guardano il mondo degli umani con occhi
distanti.
Lento e maestoso il sole d'inverno
malinconicamente brucia,
la natura acerba sconvolge l'ordine cosmico,
dalla capanna del cuculo si misura il tempo
e la terra si fa acqua e l'acqua si fa terra.
Muore... e forse vorrebbe sopravvivere,
ma in quei deserti infiniti, non c'è nulla che
la lega al suo mondo in rovina,
c'erano alborigeni rispettosi e sono andati via,
c'erano tanti fiori e sono appassiti.
La mia terra...
verserò lacrime sui germogli che ho posato sul
ceppo
sui boccioli di poeonie dal profumo mite
sulle violette dall'alezzo che penetra nei sensi
e nel cervello,
sul fango fluviale che ha ricoperto le
brughiere.
Nella sua ultima ora
le cicale sono soffocate dalle lacrime, le
farfalle cantano
il verde corre nel turbinio di un vortice, il
bianco delle radici non regge alla profondità,
la pioggia di montagna si è esaurita.
Così la mia terra è stata vergognosamente
percossa...
sola e triste quando è troppo vuota per amare,
fragile e indecisa per scegliere tra vivere o
morire,
china il capo e non guarda l'arcobaleno.
Svegliati grande feticcio, non lasciarmi
Ti chiamo, Ti accuso, Ti prego di rimanere
e non mi accorgo che ad ascoltare, a sanguinare,
a morire insieme a te, grande feticcio, ci sono
anch'io.
Marco Ciampi |