Il
pensiero espresso da Giacomo, nell’articolo
sopra citato, è profondo e ricchissimo di
implicazioni. Presenta un’analisi precisa e
logica dell’attuale situazione generazionale, ma
non per questo necessariamente vera. Ci sono
delle incongruenze sostanziali non di poco
conto. La lotta al qualunquismo ricade nel
qualunquismo stesso. Parlo a nome dei ragazzi
che non si considerano né fannulloni né
cialtroni, e che sanno che la realtà
(dall’interno) non è così.
Incominciamo dal titolo: la foto in allegato fa
riferimento alla sede di Via Caio Ponzio
Telesino 26, perché la “pseudo-occupazione” ha
interessato esclusivamente la sede centrale del
liceo classico, linguistico e scientifico. La
comparsa di Viale Minieri è un’alterazione nella
cronaca dei fatti; il polo tecnologico non
rientra in questione. Si è trattato di
un’occupazione “parziale” della struttura
(terminata oggi dopo il rinvio del decreto Aprea
) che non ha impedito agli studenti di riunirsi
e partecipare alle attività alternative
organizzate dalla Scuola (quali dibattiti,
laboratori interattivi e di (in)formazione,
confronti giornalistici) nel plesso adiacente a
quello inquadrato dalla foto. Alcuni professori
hanno effettuato lezione regolarmente. La
segreteria ha continuato a svolgere le sue
funzioni, così come la Presidenza, l’ufficio
contabilità e l’area didattica. Le aule liberate
sono state ritrovate pulite e in assoluto
ordine. Il disservizio creato ha avuto più un
impatto mediatico che concreto. Con questo non
giustifico l’occupazione: sono stato uno dei
primi a rifiutare e rinnegare tale forma di
protesta, ma non capisco come possa rivelarsi un
momento esclusivamente politico senza essere
ideologico. Senza idee, non si sa cosa
difendere.
“Un
evento come l’occupazione di una scuola da parte
degli studenti dovrebbe essere un momento
puramente “politico” nel senso nobile del
termine, quindi non “partitico” o “ideologico”.
Dovrebbero conoscersi certe dinamiche interne,
prima di proclamare incoerenze e giudizi
affrettati. La contraddizione che lega gli
studenti “nichilistici” ai loro scopi è
presente, ma non per questo bisogna
generalizzare. Non significa che tutti i ragazzi
“fannulloni”, “cialtroni” con voti bassi (e via
dicendo) non possano manifestare un disagio. Gli
alunni sono prima di tutto delle persone, e
bisognerebbe rispettarle. Che non siano
credibili è un altro discorso.
L’occupazione è stato un atto di minoranza.
La maggioranza si è dissociata
sensibilmente e ha adottato altre forme di
protesta pubblicando commenti e articoli su blog
e testate locali. (Per informazione
www.controluceblog.it) E’ venuta a scuola
nonostante le anomalie, non è stata a casa a
dormire, ha fatto sentire la sua voce in 3
assemblee straordinarie. Ha lottato e lotta
ancora. Ha discusso il decreto, ha maturato
consapevolezze con coscienza critica. Cinque o
sei anni fa le assemblee neanche si facevano. E
la Scuola non era così attiva. Mi sembra che
nessuno abbia messo o si sia fatto mettere i
piedi in faccia.
Che poi un giovane, denigri la sua stessa
generazione, osannando soltanto gli aspetti
negativi fa ancora più male.
“Questo ha portato ad una perdita di coscienza
politica generale degli studenti delle nostre
zone, unita al degrado culturale che nelle
ultime generazioni ha subito un’impennata
preoccupante”.
Non credo che le generazioni passate e quella
politica che ci rappresenta oggi vivano in uno
stato di santità etica. Anzi. L’atteggiamento
tutto italiano di criticare sempre tutto e
tutti, quasi per ergersi sopra la folla, senza
mostrare esempi e proposte concrete, è un vizio
purtroppo sempre più diffuso. Non si sottolinea
mai l’impegno, la passione, la dedizione che
certi ragazzi mettono e continuano a esercitare
nella loro vita. Per gli altri, con gli altri.
Mi sento di difenderli, di dire basta
all’esasperazione negativa. I movimenti ci sono.
Io sono direttore di un giornale studentesco
(Controluce) che da 4 anni a questa parte cerca
di smuovere le coscienze dall’apatia ideologica
e dall’indifferentismo. Ed i risultati ci sono.
Mi basta che un ragazzo dedichi parte del suo
tempo a scrivere, ad esternare i suoi pensieri e
le sue emozioni, a confrontarsi perché sia già
un successo ed una soddisfazione. Mi basta che
più di cinquecento ragazzi si oppongano
all’illegalità e capiscano come intervenire, che
litighino su cosa fare, per sperare che i tempi
stanno cambiando. Tutti e cinquecento
consapevoli della riforma, con una risposta da
dare ai perché degli scettici provocatori.
Cinquecento persone, non massa. Chissà perché
questo non si riporta mai.
P.s: I rappresentanti sono 4 per il Consiglio
d’Istituto, ma ce ne sono anche due per la
Consulta che non hai nominato: Loris Di Cerbo e
Francesco D’Agostino. Informarsi di più, prima
di fatti e di parole. |