03 novembre 2012

 

A scuola di Murales

Le classi III C, IV C e IV D del liceo scientifico di Telese riscoprono l’arte della pittura

di Matteo Di Donato

L’arte è la trasposizione del futuro al momento ideativo, la catarsi spirituale che coinvolge testa e cuore, la chiave di volta delle crisi, la prefigurazione delle differenze storiche. Difendere e promuovere la creatività vuol dire scoprire e proteggere sé stessi. 

 Le classi IIIC, IVC e IVD del liceo scientifico di Telese sotto la guida della prof.ssa Parente riscoprono la tecnica dei Murales, realizzando sulla facciata di ingresso della Scuola un dipinto di Giorgio De Chirico “ Ettore e Andromaca, i manichini della pittura metafisica.”

 Un progetto innovativo ed affascinante, con più obiettivi da raggiungere; l’abbellimento della scuola comporta la sensibilizzazione dei giovani alla tutela dell’ambiente, attraverso lo studio di una forma d’arte inconsueta e poco sperimentata.  “E’ la prima volta che facciamo una cosa del genere – commentano gli studenti interessati – per noi è una novità e siamo entusiasti dell’iniziativa. Insieme ci si diverte tantissimo, è un’opportunità che ci permette di mostrare cosa siamo capaci di fare, valorizzando noi stessi e le nostre inclinazioni.”

Ettore e Andromaca di Giorgio De Chirico è un la sintesi dell’arte filosofica di Nietzsche e Schopenhauer, la pittura metafisica che oltrepassa il visibile per tramutare il non senso e ciò che non si può vedere in immagini poetiche. L’atmosfera è magica, enigmatica e solo apparentemente semplice; attraverso uno sguardo più attento i significati nascosti si rivelano agli occhi dello spettatore: la prospettiva geometrica si deforma, la scena si dilata e la vita si trasforma in assenza e silenzio. Il manichino è il simbolo dell’uomo-automa spersonalizzato; “si tratta di figure atemporali simboleggianti lo strazio dell’addio dello sposo in partenza per la guerra” che pietrificato e congelato nella sua postura, lascia alle ombre il presagio della fine ed alle intense tonalità di rosso la drammaticità che vive nel suo animo.

 Un altro modo per comunicare, un altro modo di fare scuola.