Ma
la letteratura è un cortile? Bella domanda: e se
non è un cortile che cos’è? Aiutateci a pensare,
proviamo ad individuare cosa c’è oltre le
pagine, oltre le figure, e perché no,anche oltre
le parole.
Il 19 gennaio a Benevento il comitato
provinciale della Società Dante Alighieri ha
organizzato nel Museo del Sannio un importante
incontro per la presentazione dell’ultimo libro
del critico e saggista Walter Mauro.
Alla manifestazione ha partecipato anche una
delegazione della classe IVD dell’indirizzo di
studi scientifico dell’I.I.S. Telesi@
accompagnata dalla professoressa Ruggiero.
Continua così il viaggio nel “mondo
dell’Italiano”, alla ricerca delle origini e nel
segno dei 150 anni di Unità, attraverso la
lingua e la letteratura. Assistere alla
conferenza ci ha portato ad immergerci, con
grande facilità, nell’atmosfera del tardo ‘900,
dagli anni del dopoguerra a quelli di piombo,
fino alle rivoluzioni tecnologiche del terzo
millennio. Un misto di storia e di esperienze,
stralci di vita vissuta tra il caos del fascismo
e del comunismo, alla ricerca di un punto di
equilibrio e di sani principi morali.
La “Letteratura è un cortile” è un libro piccolo
ma intenso; una miniera di memoria racchiusa in
150 pagine, dalla prigione per la resistenza
agli incontri con le più importanti personalità
del tempo: Calvino, Pasolini, Moravia, Morante,
Montale, Neruda. E poi quei professori come Sapegno e Ungaretti.
La vita di Walter Mauro è un delirio di
frequentazioni, un proliferante scambio di
pensieri, un frenetico conoscere e incrociare:
“Il padre ufficiale pilota era un ammiratore
della musica di Wagner, la madre una pianista
convinta, artisticamente legata alle opere di
Liszt.” Lui che invece ama e preferisce il Jazz:
“Suonavo la batteria in un gruppo la - tampax
jazz band -, l’emozione più forte fu accogliere
Armstrong nell’aeroporto di Ciampino”.
Poi l’incontro con Ungaretti, suo maestro di
lettere all’università di Roma: “Quell’ora di
lezione presto non ci bastò più: iniziammo a
seguirlo per tutto il resto della giornata,
Ungaretti diventò per me un secondo padre.”
Svela con naturalezza i tratti più salienti
della sua esistenza senza neanche indugiare,
ritrova nel passato l’armonia della musica,
della letteratura e della creatività, la
passione per l’arte, per la recitazione;
analizza tutti i movimenti culturali,
dall’Ermetismo di Ungaretti al Neorealismo
dell’antifascismo, dalla Neoavanguardia
all’Esistenzialismo e al Marxismo. “Proprio
perché la letteratura è un cortile, nel senso
dei pettegolezzi, dell’odio, del rancore, dei
dispettucci tra letterati, tra questi bambini
non cresciuti che battono i piedini per terra
dall’età della ragione alla morte”.
Le implicazioni si susseguono in un’altalena di
emozioni: “Se lo scrittore scrive per sé non ha
ragione di esistere, alla letteratura spetta il
compito di restituire alle coscienze stesse
tutto quanto il potere sotto qualunque forma ha
sottratto; oggi la sacralità dell’atto creativo
non viene più riconosciuta, il rapporto tra
cultura e società è distrutto, il significato
etico della letteratura è venuto meno.” La
conferenza si è conclusa con una riflessione un
po’ amara dell’autore, la stessa con cui
conclude il libro.
Il professore non si sente un “laudator temporis
acti”e nostalgia è una parola che non gli
appartiene, ma la civiltà mediatica alterando
profondamente i rapporti all’interno della
società ha finito per imprimere i suoi interessi
persino alla letteratura, che si ritrova
sottomessa alle vendite e alle tendenze, alla
moda e al mercato, passando dai fogli di carta
sullo schermo ad alta definizione, dalla realtà
al mondo virtuale, rischiando di recintare quel
cortile che prima era libero, e che adesso vede
vacillare la sua autonomia. “Il problema è che
noi non ce ne accorgiamo, e preferiamo scrivere
per vendere, piuttosto che scrivere per
comunicare.”
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