24 gennaio 2012

 

 

LA LETTERATURA

E' UN CORTILE

 

La classe IVD dell’I.I.S. Telesi@ partecipa all’incontro organizzato dalla Società Dante Alighieri per la presentazione del libro del professore e saggista Walter Mauro.

di Rina Ferrucci e Matteo Di Donato

Ma la letteratura è un cortile? Bella domanda: e se non è un cortile che cos’è? Aiutateci a pensare, proviamo ad individuare cosa c’è oltre le pagine, oltre le figure, e perché no,anche oltre le parole.

Il 19 gennaio a Benevento il comitato provinciale della Società Dante Alighieri ha organizzato nel Museo del Sannio un importante incontro per la presentazione dell’ultimo libro del  critico e saggista Walter Mauro.

Alla manifestazione ha partecipato anche una delegazione della classe IVD dell’indirizzo di studi scientifico dell’I.I.S. Telesi@ accompagnata dalla professoressa Ruggiero. Continua così il viaggio nel “mondo dell’Italiano”, alla ricerca delle origini e nel segno dei 150 anni di Unità, attraverso la lingua e la letteratura. Assistere alla conferenza ci ha portato ad immergerci, con grande facilità, nell’atmosfera del tardo ‘900, dagli anni del dopoguerra a quelli di piombo, fino alle rivoluzioni tecnologiche del terzo millennio. Un misto di storia e di esperienze, stralci di vita vissuta tra il caos del fascismo e del comunismo, alla ricerca di un punto di equilibrio e di sani principi morali.

La “Letteratura è un cortile” è un libro piccolo ma intenso; una miniera di memoria racchiusa in 150 pagine, dalla prigione per la resistenza agli incontri con le più importanti personalità del tempo: Calvino, Pasolini, Moravia, Morante, Montale, Neruda. E poi quei professori come Sapegno e Ungaretti.

La vita di Walter Mauro è un delirio di frequentazioni, un proliferante scambio di pensieri, un frenetico conoscere e incrociare: “Il padre ufficiale pilota era un ammiratore della musica di Wagner, la madre una pianista convinta, artisticamente legata  alle opere di Liszt.” Lui che invece ama e preferisce il Jazz: “Suonavo la batteria in un gruppo la - tampax jazz band -, l’emozione più forte fu accogliere Armstrong nell’aeroporto di Ciampino”.

Poi l’incontro con Ungaretti, suo maestro di lettere all’università di Roma: “Quell’ora di lezione presto non ci bastò più: iniziammo a seguirlo per tutto il resto della giornata, Ungaretti diventò per me un secondo padre.” Svela con naturalezza i tratti più salienti della sua esistenza senza neanche indugiare, ritrova nel passato l’armonia della musica, della letteratura e della creatività, la passione per l’arte, per la recitazione; analizza tutti i movimenti culturali, dall’Ermetismo di Ungaretti al Neorealismo dell’antifascismo, dalla Neoavanguardia all’Esistenzialismo e al Marxismo. “Proprio perché la letteratura è un cortile, nel senso dei pettegolezzi, dell’odio, del rancore, dei dispettucci tra letterati, tra questi bambini non cresciuti che battono i piedini per terra dall’età della ragione alla morte”.

Le implicazioni si susseguono in un’altalena di emozioni: “Se lo scrittore scrive per sé non ha ragione di esistere, alla letteratura spetta il compito di restituire alle coscienze stesse tutto quanto il potere sotto qualunque forma ha sottratto; oggi la sacralità dell’atto creativo non viene più riconosciuta, il rapporto tra cultura e società è distrutto, il significato etico della letteratura è venuto meno.” La conferenza si è conclusa con una riflessione un po’ amara dell’autore, la stessa con cui conclude il libro.

Il professore non si sente un “laudator temporis acti”e nostalgia è una parola che non gli appartiene, ma la civiltà mediatica alterando profondamente i rapporti all’interno della società ha finito per imprimere i suoi interessi persino alla letteratura, che si ritrova sottomessa alle vendite e alle tendenze, alla moda e al mercato, passando dai fogli di carta sullo schermo ad alta definizione,  dalla realtà al mondo virtuale, rischiando di recintare quel cortile che prima era libero, e che adesso vede vacillare la sua autonomia. “Il problema è che noi non ce ne accorgiamo, e preferiamo scrivere per vendere, piuttosto che scrivere per comunicare.”