19 gennaio 2012

 

 

IL LUOGO

DELLE BETULLE

 

di Francesca Acanfora

Tanti ragazzi, un aereo intero, 20 regioni e 20 scuole diverse, tra cui la nostra, l’I.I.S. Telesi@, rappresentata da 5 ragazzi: Ivo Pacelli, il nostro rappresentante d’Istituto, Ilaria Tazza, Francesca Natillo, Luca Natillo, Francesca Acanfora accompagnati dalla prof.ssa Gabriella Zoschg.

Tanti ragazzi, un aereo intero, tutti riuniti a Roma con un unico scopo: formarsi. È stato un dovere nei confronti delle vittime di Auschwitz, nei confronti dell’Italia, che il ministro dell’Istruzione, Profumo, insieme alla nostra Preside Domenica Di Sorbo, ci ha permesso di assolvere.

Tanti ragazzi, un aereo intero, insieme per fare l’Italia.

Ed ora che, dopo due giorni che sono sembrati quasi 7, siamo di nuovo qui a compiere il dovere che ci è stato affidato in qualità di delegazione: trasmettere a tutti quello che abbiamo vissuto. Ebbene, quello che avete imparato in tutti questi anni in cui il nostro istituto si è impegnato a non farci dimenticare è esattamente così: i capelli, le scarpe, lo Zyklon B, la cremazione, il block, è tutto così come lo abbiamo imparato dentro le nostre aule, al calduccio, con lo stomaco pieno e tutti i comfort.

C’è un’unica differenza: è tutto vero.

Il Ministro Profumo

   La fine del binario

Non è una realtà virtuale, che esiste solo nel foglio che abbiamo stampato da Wikipedia in occasione della Giornata della Memoria o che si ferma ad una conferenza toccante e accorata: esiste. Non c’è più in mezzo uno schermo, un obbiettivo, un foglio. È tutto vero. Quell’argine che si era formato quasi per istinto di conservazione nelle nostre menti, che ci impediva di credere a questa orribile storia fino in fondo è stato messo a dura prova: cosa puoi dire davanti al muro dove neonati, bambini, famiglie sono stati fucilati? Quale bugia puoi raccontare a te stesso davanti a quel forno?

Le betulle tacevano.

Tante betulle, nude, fingono di essere morte, forse per rispetto a tutte le vittime del campo. Birkenau, il “luogo delle betulle”.

Si lasciano ricoprire dalla neve freddissima, come ogni pietra del luogo. È tutto scientificamente, schifosamente ordinato. Pulito, disabitato.

Ci si aspetta di vedere, appena entrati, chi sa quante e quali atrocità: in realtà si vedono solo costruzioni, i cosiddetti “block”. Eppure, credetemi, anche solo questa vista è sufficiente a inorridire, a legare il cuore, stretto, con quel filo spinato…