28 novembre 2011

 

Al centro studi Bachelet per il corso di CittadinanzaAttiva la lezione del giornalista Gennaro Ferrara

Comunicazione

e dialogo tra generazioni

di Matteo Di Donato

fonte: "IL SANNIO Quotidiano" - giovedì 24 novembre 2011

 

In principio fu il verbo, poi il discorso, poi l’affermazione, l’informazione e la confusione. In principio (più o meno 75 anni fa) c’erano le “veline fasciste”, le buste rosse, il fuorisacco, la linotype a 2 tastiere, il giornalista con la biro nel taschino e il taccuino nella mano: guai a bucare una notizia. La libertà di espressione vacillava, c’erano le righe di piombo, la carta carbone, lo strillone nei vicoli e nei quartieri, il tempo e lo spazio (i tiranni del giornale) ma non le agenzie. Poi il boom della comunicazione, la diffusione popolare, l’avvento della tecnologia, internet, la globalizzazione: secondo voi, come cambia il mondo dell’informazione? Al VII laboratorio di Formazione Sociale “CittadinanzAttiva” organizzato dal Centro Studi Sociali Bachelet Onlus di Cerreto Sannita da Don Franco Piazza (direttore del corso) interviene Gennaro Ferrara, Caposervizio e conduttore di TV2000 su “Comunicazione e dialogo tra generazioni”. Ed è proprio nel segno del progresso che si apre la lezione, nel confronto tra il passato ed il presente, tra il recente e l’avvenire: “Nell’ultimo decennio — afferma Ferrara - si è aperta una porta enorme rispetto alla vecchia scuola di giornalismo. Tra i problemi storici, per esempio, ricordiamo la censura: prima bastava chiudere le fonti e le notizie potevano essere nascoste, per paradosso adesso si preferisce la confusione e non a copertura. Tempo fa moltissimi giornalisti assistevano in diretta agli eventi e si recavano sul campo per raccogliere le prove, oggi il mondo del giornalismo finisce per esser fatto da pochi testimoni e molti ripetitori”.

Quello che si genera è un complesso e fittizio meccanismo mediatico; non sempre quanto viene raccontato è conforme alla realtà: pochi controllano, tutti sono in cerca dì una storia che faccia scalpore e sappia entusiasmare.

La verità assoluta non esiste e il confine di demarcazione tra oggettività e interpretazione personale è sottile quanto la lancetta di un orologio: “L’informazione ci manipola, ci confonde quanto più siamo distratti, l’apparenza inganna, come i troppi aggettivi ingannano la sua validità; questa è la differenza tra il racconto e la notizia, tra il giornalista e lo scrittore: il primo comunica, il secondo emoziona”.

Quanto alla sua strumentalizzazione, al suo non essere completamente indipendente e libera Ferrara si sofferma analizzando il rapporto con la politica: “L’informazione è troppo spesso concepita come una trappola dal governo e dai suoi rappresentanti; dalla scelta dei titoli, del lessico e delle immagini da evocare, si arriva a determinare vere e proprie sfumature di significato che hanno intrinseco in sé concetti pre-costituiti .

Alcuni telegiornali alla notizia creano dei veri e     propri romanzi cercando letteralmente di prendere per il naso attraverso racconti popolari”. Il potenziale della divulgazione è d’altronde immenso: innesta nuove mode, plasma veri e propri reality-show, crea nuovi e falsi idoli (osannandoli e criticandoli ossessivamente), specula (aggiotaggio) e oltrepassa i limiti morali. “La differenza tra privacy e notizia sta nel tipo di interesse che può avere la collettività”.

Un vecchio proverbio diceva, e forse dice ancora, che il valore di un’informazione è direttamente proporzionale al mezzo con cui la si diffonde: la televisione mostra, la radio dice, il giornale spiega. Al termine dell’incontro Ferrara conclude riassumendo quanto esplicato e analizzato precedentemente.

“Non bisogna accettare quanto ci viene detto senza consapevolezza, c’è bisogno del dialogo e del confronto: se volete informarvi dovete leggere, osservare e accendere la testa”. Bisogna essere indipendenti (nel pensiero) e autonomi (nel giudizio), con il coraggio di essere vento per aquilone e aquilone per il vento. Senza lasciarsi trascinare.