09 ottobre 2011

 

 

 

Da Telese a Torino,

 nel segno della lingua

Esperienza intensa ed emozionante

all’ 80° Congresso Internazionale

della Società Dante Alighieri.

di Matteo Di Donato

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La qualità che amo di più nelle persone è di solito la capacità di emozionarsi e di emozionare. Di commuoversi e commuovere, senza formalismi ed estetismi ricercati, grazie alla spontaneità dei gesti e delle azioni. Piangere per un qualcosa che si è perso, condividere il dolore di qualcuno, constatare cosa sia la dignità, sorridere per una carezza od uno sguardo, svegliarsi per una voce familiare, emozionarsi leggendo, scrivendo, sognando.

Vi sarà sicuramente capitato di viaggiare in aereo, buttare lo sguardo oltre il finestrino, scalfire le nuvole e la luce, guardare verso il basso, alla ricerca dell’ombra che fugge, senza mai atterrare. E mentre si è immersi nei pensieri, adocchiare qualche auto minuscola che passa, delle strade grandi quanto bastoncini di cartone, un mucchio di case e palazzi selvaggi, coperti dalla neve o spogli di colore, come mattoncini del Monopoli, formicai di formiche rumorose e indistinguibili. Quante vite. Inconsapevoli di voi e voi inconsapevoli di loro. Senza sapere di avere un qualcosa che vi unisce, un’intersezione indelebile, una facoltà profonda e naturale: la lingua e la sua capacità di comunicare.

“Noi siamo conservatori di parole”, è quanto apostrofa Bersani  nella sua introduzione, per inaugurare l’80° Congresso Internazionale della Società Dante Alighieri. Il Presidente della sede di Torino sintetizza il lungo viaggio della lingua italiana, dal 1300 fino ad oggi, un’evoluzione infinita e interminabile, come lo testimoniano le opere di Dante e del Manzoni (I Promessi Sposi sono un’opera etica, in una società che deve ritrovare se stessa). Poi tocca alla mostra di Piccat - L’Italiano in viaggio, dall’Unità ad oggi - esaltare il valore della nostra cultura, dal passato tradizionalista e conformista, al mondo della globalizzazione  e degli sms, dalla musica ai dialettismi, passando per l’arte, la storia e la poesia.

La sala Agnelli del Centro Congressi  Unione industriale di Torino è gremita di persone, pullula di  pensieri e convinzioni, rappresentanti di idee e di valori provenienti da tutto il mondo, ma con un unico obiettivo: difendere e rinsaldare le molteplici potenzialità dell’essere italiani. C’è il saluto delle autorità, intervengono l’ambasciatore Bruno Bottai, Presidente della Società Dante Alighieri, il segretario Masi e il sindaco della città  Piero Fassino, elogiando il Presidente della Repubblica Napolitano, punto di riferimento e di speranza. Al via le conferenze con la “Lectio magistralis” di Gian Luigi Beccaria, in una cornice straordinaria, che è quello che è, che potrebbe suscitare - da sola - il tanto osannato e poi dimenticato senso di identità nazionale.

Il tutto si svolge rapidamente, si abbracciano argomenti vasti e intriganti, ricchi di implicazioni incommensurabili, tangibili ai vari aspetti della società. Dallo statuto Albertino alla Costituzione Repubblicana  e in mezzo la certificazione in lingua italiana (PLIDA) per diffondere e finanziare la cultura, la politica nello stato sabaudo,  disquisizioni sulle varie identità nazionali e regionali( la prima ha soffocato la seconda?), le fucine dei vocabolari, i problemi e le prospettive istituzionali (La Dante e le Accademie), i processi di italianizzazione con la leva militare, le fragilità linguistiche del nuovo millennio, il lessico giuridico ( burocratese), l’influenza dell’inglese nell’economia, il relativismo della televisione, perché noi siamo quello che parliamo e non quello che mangiamo.

E poi un monito alla scuola, che si è adeguata alla corruzione del tempo, rischiando di perdere, nel mare perpetuo del progresso, la vera educazione classica ed umanistica. Perché la tecnologia è un mezzo, non un fine. E ancora, si cerca di sottolineare il vero valore della lingua con la giusta consapevolezza che si è soliti richiedere,come semplici operai di parole, senza sublimare eccessivamente i suoni e le cornici, perché ogni termine conserva una sua propria dignità:

“L’arte, la musica e la lingua sono le colonne dell’Italia, in ogni parola sono miniaturizzati millenni e secoli di storia.” Come?  Le espressioni dantesche, per esempio, sono ancora l’emblema di massime e aforismi di uso comune e quotidiano. E per concludere uno sguardo al presente e al futuro con “L’Italia vista dall’Europa dopo l’Unità” di Carlo Ossola ( Roma non finirà che con l’ultima città degli uomini), “l’Italia che verrà” di Vercesi, “La Dante per l’Italia” di Serianni. Con noi attenti ad ascoltare, folgorati dalla forza ammaliatrice della parola che può tutto, sempre, ovunque e comunque.

E alla fine c’è la premiazione: si tratta del secondo premio nazionale del XXX concorso di cultura riservato ai giovani. Saliamo sul palco intimiditi, applauditi da tante illustri personalità, non ci sembra vero. Ma è il nostro momento, sono i nostri 15 minuti di celebrità; il Consigliere Walter Mauro esprime la sua soddisfazione per i risultati raggiunti, si congratula, ci stringe la mano. Poi la consegna degli attestati, le foto, i ringraziamenti. “Perché i giovani sono il grido del futuro contro le ingiustizie, i torti e la paura. Occorre rivitalizzare necessariamente la cultura, promuovendo iniziative su iniziative, partendo dalle Olimpiadi dell’Italiano per esempio, che si svolgono a Firenze ogni anno.

”Da Telese a Torino, visitando mostre (una su tutte, “Fare gli Italiani” presso le Officine Grandi Riparazioni) e musei (quello Nazionale dell’Automobile). Per la lingua, con la lingua e attraverso la lingua, che è la stessa, dal Nord al Sud, al diavolo le differenze.