La
qualità che amo di più nelle persone è di solito
la capacità di emozionarsi e di emozionare. Di
commuoversi e commuovere, senza formalismi ed
estetismi ricercati, grazie alla spontaneità dei
gesti e delle azioni. Piangere per un qualcosa
che si è perso, condividere il dolore di
qualcuno, constatare cosa sia la dignità,
sorridere per una carezza od uno sguardo,
svegliarsi per una voce familiare, emozionarsi
leggendo, scrivendo, sognando.
Vi
sarà sicuramente capitato di viaggiare in aereo,
buttare lo sguardo oltre il finestrino, scalfire
le nuvole e la luce, guardare verso il basso,
alla ricerca dell’ombra che fugge, senza mai
atterrare. E mentre si è immersi nei pensieri,
adocchiare qualche auto minuscola che passa,
delle strade grandi quanto bastoncini di
cartone, un mucchio di case e palazzi selvaggi,
coperti dalla neve o spogli di colore, come
mattoncini del Monopoli, formicai di formiche
rumorose e indistinguibili. Quante vite.
Inconsapevoli di voi e voi inconsapevoli di
loro. Senza sapere di avere un qualcosa che vi
unisce, un’intersezione indelebile, una facoltà
profonda e naturale: la lingua e la sua capacità
di comunicare.
“Noi siamo conservatori di parole”, è quanto
apostrofa Bersani nella sua introduzione, per
inaugurare l’80° Congresso Internazionale della
Società Dante Alighieri. Il Presidente della
sede di Torino sintetizza il lungo viaggio della
lingua italiana, dal 1300 fino ad oggi,
un’evoluzione infinita e interminabile, come lo
testimoniano le opere di Dante e del Manzoni (I
Promessi Sposi sono un’opera etica, in una
società che deve ritrovare se stessa). Poi tocca
alla mostra di Piccat - L’Italiano in viaggio,
dall’Unità ad oggi - esaltare il valore della
nostra cultura, dal passato tradizionalista e
conformista, al mondo della globalizzazione e
degli sms, dalla musica ai dialettismi, passando
per l’arte, la storia e la poesia.
La
sala Agnelli del Centro Congressi Unione
industriale di Torino è gremita di persone,
pullula di pensieri e convinzioni,
rappresentanti di idee e di valori provenienti
da tutto il mondo, ma con un unico obiettivo:
difendere e rinsaldare le molteplici
potenzialità dell’essere italiani. C’è il saluto
delle autorità, intervengono l’ambasciatore
Bruno Bottai, Presidente della Società Dante
Alighieri, il segretario Masi e il sindaco della
città Piero Fassino, elogiando il Presidente
della Repubblica Napolitano, punto di
riferimento e di speranza. Al via le conferenze
con la “Lectio magistralis” di Gian Luigi
Beccaria, in una cornice straordinaria, che è
quello che è, che potrebbe suscitare - da sola -
il tanto osannato e poi dimenticato senso di
identità nazionale.
Il
tutto si svolge rapidamente, si abbracciano
argomenti vasti e intriganti, ricchi di
implicazioni incommensurabili, tangibili ai vari
aspetti della società. Dallo statuto Albertino
alla Costituzione Repubblicana e in mezzo la
certificazione in lingua italiana (PLIDA) per
diffondere e finanziare la cultura, la politica
nello stato sabaudo, disquisizioni sulle
varie identità nazionali e regionali( la prima
ha soffocato la seconda?), le fucine dei
vocabolari, i problemi e le prospettive
istituzionali (La Dante e le Accademie), i
processi di italianizzazione con la leva
militare, le fragilità linguistiche del nuovo
millennio, il lessico giuridico ( burocratese),
l’influenza dell’inglese nell’economia, il
relativismo della televisione, perché noi siamo
quello che parliamo e non quello che mangiamo.
E
poi un monito alla scuola, che si è adeguata
alla corruzione del tempo, rischiando di
perdere, nel mare perpetuo del progresso, la
vera educazione classica ed umanistica. Perché
la tecnologia è un mezzo, non un fine. E ancora,
si cerca di sottolineare il vero valore della
lingua con la giusta consapevolezza che si è
soliti richiedere,come semplici operai di
parole, senza sublimare eccessivamente i suoni e
le cornici, perché ogni termine conserva una sua
propria dignità:
“L’arte, la musica e la lingua sono le colonne
dell’Italia, in ogni parola sono miniaturizzati
millenni e secoli di storia.” Come? Le
espressioni dantesche, per esempio, sono ancora
l’emblema di massime e aforismi di uso comune e
quotidiano. E per concludere uno sguardo al
presente e al futuro con “L’Italia vista
dall’Europa dopo l’Unità” di Carlo Ossola ( Roma
non finirà che con l’ultima città degli uomini),
“l’Italia che verrà” di Vercesi, “La Dante per
l’Italia” di Serianni. Con noi attenti ad
ascoltare, folgorati dalla forza ammaliatrice
della parola che può tutto, sempre, ovunque e
comunque.
E
alla fine c’è la premiazione: si tratta del
secondo premio nazionale del XXX concorso di
cultura riservato ai giovani. Saliamo sul palco
intimiditi, applauditi da tante illustri
personalità, non ci sembra vero. Ma è il nostro
momento, sono i nostri 15 minuti di celebrità;
il Consigliere Walter Mauro esprime la sua
soddisfazione per i risultati raggiunti, si
congratula, ci stringe la mano. Poi la consegna
degli attestati, le foto, i ringraziamenti.
“Perché i giovani sono il grido del futuro
contro le ingiustizie, i torti e la paura.
Occorre rivitalizzare necessariamente la
cultura, promuovendo iniziative su iniziative,
partendo dalle Olimpiadi dell’Italiano per
esempio, che si svolgono a Firenze ogni anno.
”Da Telese a Torino, visitando mostre (una su
tutte, “Fare gli Italiani” presso le Officine
Grandi Riparazioni) e musei (quello Nazionale
dell’Automobile). Per la lingua, con la lingua e
attraverso la lingua, che è la stessa, dal Nord
al Sud, al diavolo le differenze. |