Benevento, 27 aprile ’11,
al cinema San Marco si percepisce un’atmosfera
del tutto nuova. Nell’aria c’è qualcosa di
magico, un misto di attesa e adrenalina,
trepidazione: per la quarta volta consecutiva
si rinnova l’appuntamento tra la città e la
prestigiosa kermesse letteraria.
Il presentatore Gambescia
inaugura la manifestazione rivolgendosi
direttamente al pubblico, dopo la consueta
“captatio benevolentiae” agli organizzatori:
tanto di cappello alla politica mirata, alla
fondazione Bellonci e alla società
Alberti-Strega per aver difeso un’iniziativa
così autorevole.
Il suo proemio è un monito
speciale per la coeva questione meridionale,
teso a incoraggiare e rianimare le offuscate
coscienze della collettività : “Nessuno risolve
i problemi se non lo facciamo da soli.” Scrosci
di applausi tra il pubblico, forse consapevole.
Poi la presentazione dei
12 finalisti, con l’attrice Margherita Buy che
declama divinamente la trama delle loro opere,
accentando ogni singola parola, con
l’intonazione giusta, emulando perfette tonalità
espressive ed emotive.
Ogni termine manifesta
così il suo vero valore, indifferentemente dai
fonemi ha una propria dignità, una sua bellezza
evocativa.
Il primo romanzo in gara è
“ L’energia del vuoto” di Bruno Arpaia, un inno
alla CERN, alla scienza e alla fisica; “Di
fronte ai “grandi misteri da risolvere”, che
sono poi le grandi domande dell’Uomo (chi siamo,
da dove veniamo, dove abitiamo e soprattutto
perché), Dante e Einstein vanno ancora a
braccetto, fantasia e ricerca sperimentale sono
facce di una stessa medaglia.”
Segue “Malabar” di Gino
Battaglia, libro prettamente storico incentrato
sulla vita del gesuita Matteo Ricci nell’India
del 1500, “ Nina dei lupi” di Alessandro
Bertante, sull’esigenza di dover espellere
quello che potrebbe distruggerci al fine di
ottimizzare la propria prospettiva di futuro;
per Bertante infatti “ il mondo fuori è caos e
la soluzione è soltanto l’isolamento”.
E ancora “La scoperta del
mondo” di Luciana Castellina, ricordi e
ricostruzione dell’Italia del dopoguerra,
“Ternitti” di Mario Desiati, dalla fabbrica di
Eternit, dove si moriva, alla sofferenza odierna
sul lavoro, tra la solitudine e la forza di
poter davvero salire sul Ternitti (tetto in
dialetto pugliese) per reclamare un avvenire
migliore.
Si passa poi a “Settanta
acrilico e trenta lana” di Viola di Grado; per
la più giovane concorrente in gara (21 anni) si
tratta di un tema delicato, il silenzio tra
madre e figlia e la ricerca di un nuovo modo di
comunicare: meglio gli ideogrammi o le parole
logorate?
Il settimo libro è “ Nel
mare ci sono i coccodrilli” di Fabio Geda, gli
occhi di un bambino guardano le cose con un
senso diverso e inaspettato; si prosegue con “
Il confessore di Cavour” di Lorenzo Greco
focalizzato sulla conversione dello stesso e sui
rapporti tra Stato laico e Chiesa cattolica.
Il nono è “ Storia della
mia gente” di Edoardo Nesi, vero e proprio
trattato di economia applicata basato su un
evento reale: la vita di un imprenditore di
provincia che affronta i problemi della
globalizzazione; poi “ La città di Adamo” di
Giorgio Nisini, giallo esistenziale e morale sul
confronto col passato : “ Ma chi è mio padre?”.
Si continua con “ A cosa servono gli amori
infelici” di Gilberto Severini, le lettere di un
anziano oppresso dalla solitudine che si rende
conto di aver perso l’opportunità più grande
della sua vita, che non è l’amore bensì lo
scrivere un libro : “ Spesso viviamo senza
accorgerci di quello che ci accade intorno”.
L’ultima concorrente in
gara è Mariapia Veladiano con la “ Vita
accanto”, argomentazione concisa contro le
emarginazioni della società dettate dall’aspetto
e dai falsi pregiudizi.
Dopo un’attenta analisi
dei contenuti, carte alla mano, possiamo
affermare che ne è davvero valsa la pena.
Esperienza intensa, emozionante ed educativa,
ma non c’era bisogno di ribadirlo, scontato.
Il finale è un invito ai
giovani, a credere in se stessi e nelle loro
ideologie, perché la generazione tradita ha
ancora tempo per riscattarsi.
Il 7 luglio la tappa
conclusiva, soltanto 5 finalisti, nel ninfeo di
Villa Giulia, a Roma, si contenderanno
l’ambizioso premio, stregati - magari anche loro
- dall’incredibile avventura vissuta.
Matteo Di Donato
![](foto/Premio%20Strega%202011-3.jpg) |