24 marzo 2011

 

Un Paese Che Ignora Il Proprio Ieri, Non Può Avere Un Domani

fonte:

http://www.tauros.altervista.org/controluce/ , articolo del 26-03-2011

 

Plausi, commozioni e sorrisi alla rappresentazione teatrale Col senno di poi degli studenti dell’Istituto Superiore Telesi@, svoltasi ieri sera al teatro Modernissimo di Telese Terme.

Lo spettacolo, nato da un’idea del Dirigente Scolastico dell’IIS Telesi@ Domenica di Sorbo e interpretato dai ragazzi del laboratorio teatrale L’AltroTeatro, si è rivelato un successo di critica e di pubblico, gremendo la sala di centinaia di spettatori tra studenti, insegnanti e cittadini, attratti e incuriositi dall’evento.

Tra numeri di magia, esibizioni di danza, prove teatrali e poesia, la rappresentazione Col senno di Poi, basata su una sceneggiatura scritta dal Prof. Carlo D’Onofrio, si è proposta, con professionalità e senso artistico, il delicato compito di affrontare il tema dell’Unità d’Italia da una prospettiva del tutto nuova: vedere e analizzare la nostra storia mediante mezzi e approcci comunicativi attuali. Utilizzando dinamiche narrative e storiografiche, lo spettacolo propone un’ indagine del passato guidata da coordinate dettate dal presente; l’obiettivo prefissato è di trovare nella nostra storia vicende, personaggi e parole attraverso cui riflettere la nostra condizione di cittadini italiani del 2011.

Il lavoro svolto – non mancando, a mio avviso, di un sottile approccio avveniristico – ha appieno rispettato e soddisfatto le premesse. Lodevole la commistione, effettuata con arguzia e spirito artistico, di diversi linguaggi e registri narrativi che hanno dato alla rappresentazione un dinamismo visivo, pur mantenendo coerenza di fondo.

Nel corso dei minuti lo spettatore si imbatte in un processo. Attraverso simboli e figure retoriche, la rappresentazione mette in scena una vera e propria genesi del nostro paese: l’idea di un’Italia unita, con i suoi valori e con le sue potenzialità, per magia si incarna nella bandiera tricolore. Emozionante in questo frangente l’esibizione del talentuoso prestigiatore Vittorio Ceniccola in arte “Magic Victor”, che con la sua magia ha livellato l’età di tutti, donandoci, seppure per qualche minuto, la possibilità di ritornare bambini.

La stessa scenografia, minimalista ma sempre rispondente alle vicende narrate, da l’impressione di un palcoscenico multiplo: la presenza del proiettore nell’economia della narrazione crea una discrepanza non solo spaziale, ma anche temporale: il palcoscenico e il videoproiettore sono i mezzi attraverso cui si esprimono e si sovrappongono le due epoche ( quella ottocentesca e quella contemporanea).

Perfettamente fedele all’approccio adottato, la lettura delle memorabili parole de Apologia sull’onestà dei paesi corrotti di Italo Calvino che, mostrando le illimitate potenzialità della letteratura, efficacemente riesce ad accendere nella nostra mente di uomini la consapevolezza dell’ essere cittadini. Apologia sull’onestà dei paesi corrotti non è un articolo, né un saggio e né un’apologia. E’ un racconto e la sua cifra fondamentale sta proprio nelle sollecitazioni e riflessioni che crea. “C’era un paese che…”

Apprezzata la scelta di recitare i versi di Chiamami ancora amore, l’emozionante canzone di Roberto Vecchioni vincitrice del recente Festival di Sanremo.

Si è voluto che le parole facessero da padrone. Il benessere in una società lo si raggiunge con l’impegno politico e soprattutto sociale; tali impegni devono essere presieduti necessariamente dal pensiero che si incarna solo attraverso le parole, il linguaggio, scritto o orale che sia. ” …per tutti i ragazzi e le ragazze che difendono un libro, un libro vero. Così belli a gridare nelle piazze perché ci stanno uccidendo il pensiero. ”

Col senno di poi è l’espressione di una generazione che brama un futuro. L’Italia è un paese che non sa progettare il futuro per una serie di ragioni; non dimentichiamoci che siamo una delle nazioni anagraficamente più vecchie del mondo. Questo rende difficile pensare e dunque progettare il futuro perché fatalmente la nostra prospettiva temporale si  accorcia.

Banalmente anche sul piano politico: ottenere consenso su una determinata fascia di elettori significa presentare proposte e idee che interessano ad una determinata generazione. Non vi è mai un’evoluzione perché la nostra società è imprigionata in un circuito chiuso nel quale i giovani sono esclusi. Col senno di poi dimostra che nel paese vi è però una forza pulsante che spera di venire alla luce, di operare. Questa forza sono i giovani, custodi e artefici del presente ma soprattutto del domani, di un possibile domani.

Forse la similitudine è azzardata, ma l’impronta a tratti post-moderna (sia estetica che di contenuti) della narrazione, modella la rappresentazione come se fosse un racconto fantascientifico, in cui però i tratti del genere si capovolgono. La narrativa fantascientifica  è un modo per vedere il presente allo specchio. Come ogni specchio, dunque, ci permette di notare le rughe o i brufoli che ci sfuggono o che dimentichiamo di avere. In Col senno di poi, lo specchio del presente non è il futuro, come dovrebbe essere in un racconto fantascientifico, mai il passato.

La dimora del futuro di un paese risiede nel suo passato. E, proprio come diceva Indro Montanelli, <<Un paese che ignora il proprio ieri, di cui non sa assolutamente nulla e non si cura di sapere nulla, non può avere un domani>>. E ancora: <<L’Italia è un Paese di contemporanei senza antenati né posteri perché senza memoria di se stesso>>.

Un dovuto complimento e ringraziamento alla Dirigente Scolastica Domenica di Sorbo, alla Prof.ssa Mirella Colangelo, al Prof. Carmine Collina, docenti di Italiano e Latino dell’Istituto di Istruzione Superiore Telesi@, e alla dott.ssa Carolina Maestro. La loro professionalità e serietà artistica durante la fase di preparazione è parte integrante della rappresentazione. Un plauso a Gennaro Sebastianelli e Assunta Funaro, per la creazione di un cortometraggio particolarmente curato sia dal punto di vista registico che fotografico.

Ma concedetemelo, la standing ovation è dedicata ai ragazzi del laboratorio teatrale L’AltroTeatro, da cui spero di vedere altri lavori.

Ciro Alessio Formisano

link articolo originale:

http://www.tauros.altervista.org/controluce/?p=1598