Il
29 novembre all’Ipia Sannino di Napoli si è
tenuto un interessante seminario su Il
Servizio Nazionale di Valutazione:
un’infrastruttura immateriale per il
miglioramento*
a cura del
dott.Roberto Ricci, esperto di statistica,
dell’Invalsi, Istituto Nazionale di
Valutazione.
Ha aperto i
lavori la dott.ssa D.Addeo dell’Ufficio
Scolastico Regionale e subito dopo l’ispettrice
A. Monda ha tracciato una breve storia
dell’Invalsi facendo notare come la sua funzione
sia nata in concomitanza con l’autonomia
scolastica dieci anni orsono , sottolineando
come l’autonomia delle scelte didattiche sia
stata garantita, e non sminuita, dalla verifica
degli apprendimenti di base che ogni anno
l’Invalsi ha somministrato alle scuole primarie
e alla scuola superiore di primo grado. I
quesiti standard e uguali per tutta Italia hanno
inteso verificare e ratificare l’esistenza di un
servizio scolastico nazionale, che pur con forme
diverse, cerca di dare formazioni omogenee e
pari opportunità agli allievi italiani,
permettendo di confrontare i livelli raggiunti
nella propria lingua madre e in matematica –
considerate le pietre angolari della formazione
– con quelli degli altri paesi europei.
Il lavoro dell’Invalsi è
stato difficile e costellato di continui
cambiamenti nati dalle criticità verificatesi
durante le somministrazioni e durante la
restituzione dei dati alle scuole, riuscendo a
migliorare progressivamente anche in vista della
grande novità che entra in vigore quest’anno.
Infatti secondo la direttiva del 30/07/2010
per il presente anno scolastico, la rilevazione
avverrà nel II e nel V anno della scuola
primaria, nel I anno della scuola secondaria di
I grado e nel II anno della scuola secondaria di
II grado (oltre alla prova nazionale all’interno
dell’esame di Stato a conclusione del I ciclo)
“tenendo conto delle soluzioni e degli strumenti
adottati per rilevare il valore aggiunto da ogni
singola scuola in termini di accrescimento dei
livelli di apprendimento degli alunni”.
Quindi in
quest’anno scolastico 2010/11 anche la scuola
superiore, alla fine del biennio parteciperà
per la prima volta alla rilevazione degli
apprendimenti . I risultati, fino a quando non
entrerà in vigore la rilevazione all’Esame di
Stato, non incideranno sugli scrutini e sulla
certificazione delle competenze, ma avranno un
puro valore diagnostico.
Il procedimento avrà
inizio con un lungo lavoro delle segreterie
degli istituti superiori che tra un mese circa
riceveranno istruzioni per avviare le
procedure di registrazione e di iscrizione di
tutte le classi seconde al progetto, segnalando
anche gli eventuali “bisogni speciali di
apprendimento” di alcuni allievi.
Tutte le
operazioni, tenuto conto del particolare momento
di crisi economica, avverranno online e, a parte
i fascicoli dei test, non ci sarà più spreco di
materiale cartaceo. Inoltre l’utilizzo del
supporto informatico permetterà per la prima
volta al singolo istituto, dotato di propria
password, di leggere subito una prima
elaborazione dei propri dati con un’indubbia
ricaduta sulla possibilità di riconsiderare
sollecitamente i propri metodi didattici e i
loro risultati.
Il dott. Ricci
ha poi spiegato come nascono i “famigerati”
test: duecento/trecento eroici professori, di
lunga esperienza e su base volontaria,
provenienti da tutta Italia, ( il compenso è un
gettone di presenza e i gruppi sono ancora
aperti) si incontrano una giornata a Roma e
propongono i quesiti elaborati in base alle
proprie esperienze professionali. Le migliaia di
suggerimenti vengono poi letti da un’apposita
commissione formata da docenti, accademici ed
esperti diversi e vagliati sulla base della
coerenza con i quadri di riferimento ipotizzati
dall’Invalsi, visibili sul suo sito internet, e
l’utilizzabilità su scala nazionale.
Successivamente l’Istituto sottopone il
fascicolo ad un campione significativo di
studenti e valuta le prove con strumenti
statistici. Infine, le prove più convincenti
vanno a costruire il fascicolo definitivo delle
prove. Alcuni problemi di “difficoltà” dei
quesiti, criticati come lontani dalla realtà
delle scuole sul campo, sono dovuti all’estrema
flessibilità dei nostri curriculi scolastici, a
differenza , per esempio della Francia, dove la
scansione dei programmi di studio è codificata
minuziosamente con legge dello stato. Tuttavia,
la lunghezza e l’accuratezza del processo di
gestazione cercano di venire incontro alla media
nazionale, sta alle singole scuole abituare i
ragazzi a prove differenziate – ma senza corsi
speciali! – cui saranno peraltro sottoposti
continuamente nel prosieguo della carriera
scolastica e poi professionale.
I risultati
delle prove Invalsi hanno spesso sollevato delle
critiche perché hanno evidenziato delle crepe
del sistema scolastico, ma il dott. Ricci ha
ribadito la necessità di considerare i risultati
guardando al sistema tutto e invitando i diversi
ordini di scuola a parlarsi per lavorare in
sinergia, dal momento che i modesti risultati ,
per esempio in matematica, alla fine delle
scuole medie corrispondono spesso,
statisticamente, ad una medesima percentuale di
debiti formativi alla fine del primo anno delle
superiori (un’ottima pratica sarebbe la
condivisione dei dati tra le medie inferiori e
le superiori). Se quindi ci sarà una maggiore
attenzione e fiducia nei dati restituiti e nelle
statistiche elaborate dai rilevamenti ci sarà
l’opportunità di capire i punti deboli delle
scuole e operare delle correzioni nelle scelte
didattiche successive. E’ necessario sapere,
poi, che nella rilevazione degli apprendimenti
si richiedono anche dei dati di contesto per
capire se e quanto le situazioni
socio-economico-culturali di provenienza degli
allievi incidano sulla qualità degli
apprendimenti. Ma i dati, al netto di queste
informazioni, a detta dello “statistico” dott.
Ricci riservano anche molte sorprese e in
prospettiva potrebbero aiutare a destinare
meglio le risorse alle scuole. Alcuni dei
dirigenti scolastici presenti in sala si sono
detti preoccupati del fatto che queste
rilevazioni, nella tanto auspicata cultura del
“merito”, potrebbero finire per penalizzare i
contesti più deprivati e quindi bisognosi di
maggiori risorse. Il seminario si è chiuso con
il consiglio a confrontarsi sul sistema
scolastico nazionale inglese in cui i
rilevamenti fanno destinare contributi maggiori
alle istituzioni in maggiore difficoltà. Questo
nel migliore dei mondi possibili!
Barbara Bruno
Funzione strumentale
Valutazione e Autovalutazione
[1]
Per
valore aggiunto s’intende in linea del
tutto generale, l’insieme degli effetti
di interazione sugli apprendimenti degli
studenti e sulle modalità di
insegnamento che la composizione del
gruppo genera in misura più o meno
marcata.
[2]
Si fa
riferimento agli allievi con disturbi
specifici di apprendimento per i quali
si può decidere una parziale
partecipazione o la dispensa a
discrezione dell’Istituto, per evitare
di falsare i dati di rilevazione
globali.
La presentazione ppt
dell’intervento:
Il Servizio Nazionale di Valutazione:
un’infrastruttura immateriale per il
miglioramento di Roberto Ricci
1.3KB
*La
presentazione ppt è visibile su:
http://www.campania.istruzione.it/home/home.shtml
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