Il resoconto del seminario Experimenta!,
che si è tenuto a Roma il 15 e 16 aprile 2010,
dalla voce entusiasta di uno studente che vi ha
partecipato.
In calce gli audio del convegno, in esclusiva
per Education 2.0.
Partecipare a un Convegno Nazionale
sull’Istruzione ha qualcosa di entusiasmante.
Ancor di più se a quel convegno sono coinvolte
Persone con la P maiuscola. Ancor di più se hai
solo 17 anni e il giorno dopo tornerai dietro un
banco a rispondere a domande standardizzate.
Ancor di più se hai voglia di cambiare
qualcosa...
Cambiare qualcosa, questo era il profumo che si
respirava in quei due giorni romani al convegno
“Experimenta!” il 14 e 15 aprile al liceo Tasso
e al CNR di Roma. Patrocinato dal Miur, e dalla
sua Direzione Generale per gli Ordinamenti
scolastici e organizzato dal Prof. Luigi
Berlinguer e dal Gruppo di Lavoro per lo
sviluppo della Cultura Scientifica e Tecnologica
del Miur di cui egli è Presidente, l’incontro si
è sviluppato su tre sessioni di lavoro.
Mercoledì ero di fronte a una cattedra roboante,
giovedì ero immerso in un elicoidale intreccio
di pensieri che il secolo chiama cultura.
Un rivoluzionario "un peu agé", come si è
definito il Professore, ha tratto le fila di una
manifestazione all’insegna del cambiamento,
quanto meno auspicato.
“Lo scopo di questo seminario è quello di
stimolare una rivoluzione dal basso dell’attuale
assetto della Scuola secondaria superiore. Il
Gruppo di Lavoro per lo sviluppo della Cultura
Scientifica e Tecnologica non dà giudizi
politici, ma propone contenuti!”.
Punto centrale della due giorni è stato proprio
il necessario nuovo metodo per studiare le
materie scientifiche, anche in seguito alla
riforma degli Istituti Superiori.
“Experimenta!”, l’imperativo presente ben rivela
le intenzioni degli organizzatori: sottolineare
il carattere fondamentale del lavoro
laboratoriale e sperimentale all’interno del
processo di apprendimento superiore.
“Assistiamo sempre più a un eccesso di
tecnofobia” ha sottolineato il Prof. Berlinguer.
“Si è affidata alla scuola una natura puramente
trasmissiva, manca la componente sperimentale!
Non dobbiamo più sottoporci al gentiliano e
accademico deposito di conoscenze, lo studente
ha diritto alla conquista piuttosto che
all’accesso alla conoscenza” ha esclamato.
“Con le sole nozioni l’uomo è infelice, senza è
ignorante”. E tra infelicità e ignoranza l’uomo
cerca in qualche modo di venire a galla del suo
nulla di fatto. È in questo interspazio che
striscia l’istruzione italiana. La scuola,
schiacciata tra mancanza di felicità e mancanza
di perizia, soggiace a mezz’aria,
nell’interspazio dell’attesa liquida. Alla base
di ciò c’è il tratto rivoluzionario che si è
suggerito per la scuola superiore: “Si deve
badare alle competenze piuttosto che alle
conoscenze!”.
Le conoscenze, la cultura della nozione, devono
essere solo funzionali all’acquisizione di
competenze per il giovane, ma non l’unico
obiettivo del docente, perché, come ha detto il
professore, “l’enciclopedismo è impossibile”,
tradisce l’ingenua sub-scienza medioevale.
Dunque il fulcro del convegno è stato il ruolo
dell’esperienza laboratoriale: “Il laboratorio
non deve essere né banale, né salvifico, ma
indispensabile! È la miniera della teoria,
perché la pratica fa parte della conoscenza”.
Altro punto fondamentale è la “rete”: tra le
scuole, con le università, con enti o
associazioni locali o internazionali; e
l’integrazione inter-disciplinare, che è la base
della Cultura con la C maiuscola.
L’equazione sembra semplice: l’esperienza per la
cultura, la cultura per le competenze.
La prima sessione del convegno, dal titolo “Il
metodo scientifico nella didattica delle
scienze”, ha visto l’intervento di Mario Dutto,
direttore Generale per gli orientamenti
scolastici e per l’Autonomia scolastica, a
seguire il grande scienziato Carlo Bernardini è
intervenuto su “Scienza e misura”. È stato poi
il turno dello storico della scienza Antonello
La Vergata, che si è soffermato proprio
sull’interdisciplinarietà e sul senso critico.
Si è svolta poi una tavola rotonda sul tema
“L’insegnamento delle scienze nella scuola
secondaria superiore” tra Carlo Maria Bertoni,
Presidente dei Presidi di Scienza; Luigi
Campanella, docente di Chimica; Michela Mayer,
Science Expert OCSE-Pisa; Mario Fierli,
coordinatore del Gruppo di Lavoro di Berlinguer;
Laura Mengoni dalla Confindustria.
Ciò che ha veramente lasciato esterrefatti,
però, è stato Peter Dourmashkin, Senior Lecturer
del MIT (Istituto della Tecnologia del
Massachusetts), che ha spiegato che la
rivoluzione è possibile!
Nel suo intervento (in inglese), ha infatti
illustrato il modello educativo utilizzato dal
suo istituto in Usa, tutto basato sulla
sperimentazione e sul problem solving.
I ragazzi sono protagonisti del processo di
apprendimento, attraverso un percorso del tutto
autonomo di “conquista” e scoperta del sapere.
Dall’architettura delle aule, al ruolo del
docente, all’organizzazione delle lezioni nella
settimana, tutto è indice di questo nuovo modo
di fare scuola.
Il docente è un trainer, lo studente è un
ricercatore, il compagno uno stimolo, la classe
un mondo indeterminato, la cultura il fine
supremo. Lavorare sulla forma mentis, piuttosto
che sul quid mentis.
Concept test, thinking, individual answer,
feedback, peer discussion, revised group answer,
explanation. Questi i passaggi fondamentali
suggeriti da Dourmashkin per sviluppare una vera
palestra dell’imparare, piuttosto che una
squallido tempio del capire. Dal problem alla
solution, in un percorso al 100% autonomo, in
cui individuale, confronto e sintesi
costruiscono la cultura.
La seconda sessione, iniziata nel pomeriggio, ha
visto l’attività di tre gruppi di lavoro, in cui
i docenti si sono confrontati con esperti del
settore sul tema “Se faccio capisco”,
principalmente riguardo al nuovo assetto
educativo della riforma.
La sessione conclusiva si è poi tenuta al CNR il
16 aprile intorno al tema “L’opzione di scelta
nella scuola dell’autonomia” e ha visto i report
di tre relatori che hanno tratto le fila
riguardo ai tre gruppi di lavoro della seconda
sessione. In seguito, si è tenuta una tavola
rotonda conclusiva con esperti universitari e
presidenti di associazioni educative.
“È un obbligo della nostra società educare, da
ex-ducere, cioè tirar fuori! Non dobbiamo più
creare degli Organismi Geneticamente
Manipolati!” ha esclamato il Professore.
Ma, “questo è solo l’inizio, allacciatevi le
cinture”...
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