19 febbraio 2010

 

Luigi Berlinguer, ex ministro dell’Istruzione, si concede alle nostre domande.

a cura di Gianclaudio Malgieri e Giusy Cusano

 

 

Il ministro in controluce

Dalla sua riforma alla riforma Gelmini, passando per educazione alternativa, Internet, Università e dintorni.

 

Intervistando Berlinguer, una vita per l’Istruzione

 

Roma, 19 febbraio 2010

 

Controluce approda direttamente al Ministero dell'Istruzione a Roma. Nostro scopo è intervistare un pilastro dell'Istruzione italiana, Luigi Berlinguer. Digitando il suo nome su un qualsiasi motore di ricerca si possono trovare circa 78.200 pagine a lui collegate. Già Ministro dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca per quattro mandati nel 93 e nei tre governi dal 96 al 2000, è stato Docente Universitario di Storia del Diritto Italiano, Rettore dell'Università di Siena, Segretario generale della Conferenza Permanente dei Rettori, membro laico del CSM, senatore, deputato per quindici anni e attualmente eurodeputato (Pd). Un uomo che ha fatto la storia della nostra nazione! Dopo diverse ore di attesa, arriva con calma serafica, dissimulando con acuta vivacità i suoi quasi 78 anni. Ci scruta attento, non mostra segni di stanchezza e ci appassiona con le sue parole in un'intervista a 360°.

 

Leggendo la sua biografia stentavamo a credere alle tantissime cose che lei ha realizzato nella sua vita … Qual è stata la sua forza maggiore per raggiungere i suoi obiettivi?

 

Tanta fortuna e anche il fatto che io sono sempre convinto quando faccio una cosa e forse si sente, insomma mi viene difficile raccontare balle o fare propaganda. Io mi butto e credo sia lì la ragione più naturale.

 

 

 

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La nuova riforma degli istituti superiori si fonda su più punti, tra cui diversificare la formazione, preferire poche materie, ma ben approfondite rispetto ad una’infarinatura generale, autonomia dei plessi scolastici, conciliare tradizione e modernità. Lei cosa ne pensa di tutto ciò?

 

Il mio timore è che non sia questa la riforma. Alcune cose di queste ci sono. Il difetto della riforma è che è nata per ragioni finanziarie e non di cultura. E’ nata per risparmiare e quindi prevalgono i tagli sui contenuti e in effetti si ri-ossifica una scuola fatta di banchi e cattedra, però si può fare molto altro. Quindi non mi chiuderei di fronte alla protesta perché questa senza le proposte non si cresce in modo civile. Ritengo che il vero obiettivo sia quello di creare una scuola che abbia al centro l’apprendimento e non solo l’insegnante. Tutto va costruito attraverso il protagonismo dello studente che deve formarsi la strada per arrivare alla conoscenza, non che deve imparare quello che gli viene detto e basta. Che non sia solo quello in classe, attraverso la lezione, l’interrogazione. Bisogna usare la tecnologia, ma soprattutto costruire l’attività scolastica nella quale si prospettano problemi e dati. Lo studio deve trovare risposte sempre cercando conoscenze, apprendendo, ma trovare risposte anche a interrogativi che la scuola non comporta. La via per la conoscenza è un proporsi quesiti e cercare di risolverli. La scuola dà la conoscenza già scontata nelle mani di chi ce l’ha, ma questo non incoraggia i tanti nessuno a intraprendere il viaggio di Ulisse dentro il mondo della cultura e qui io aggiungo: per far questo bisogna rivedere i curricula completamente! E bisogna accentuare la curiosità di chi apprende. Come diceva Aristotele la curiosità è l’anticamera della conoscenza e bisogna sollecitarla mettendo insieme esperienza pratica e astrazione, teoria culturale, soprattutto nelle materie scientifiche che sono state appiattite sulla semplice trasmissione di regole incomprensibili. Altro punto importante è l'arte. Io non ho mai capito perché l’arte non è considerata cultura. Ognuno di noi ha bisogno di espressione artistica. Il bambino che entra a scuola, la prima cosa che fa è canticchiare, la seconda è disegnare, poi scrive. Qui hanno invertito completamente il ciclo, prima si scrive e poi si fa arte.

 

Spostiamoci alla sua riforma del’97 che è stata da alcuni apprezzata, ma da molti criticata. L’accorpamento di vari istituti che per molti ha trasformato la scuola in un'azienda, la meritocrazia... Col senno di poi oggi la riproporrebbe?

 

Hai detto bene, ci sono stati favorevoli e contrari. Ma i contrari fanno più chiasso dei favorevoli. Non si va in piazza per dire sì... Però parte delle cose introdotte vanno avanti ancora oggi,come l’autonomia, ecc. E la ragione per cui ci sono stati insuccessi sono due. Uno l’eccessivo anticipo; anche i tempi contano per fare una cosa. Secondo, non ho mai visto una novità senza che questa creasse degli anticorpi, perché c’è una parte di gente che è pigra mentalmente e vuole continuare a crogiolarsi nel suo piccolo passato oppure ci sono interessi consolidati che devono essere scossi dalle novità. Per esempio l’idea che quello che si fa deve essere valutato, sia per il magistrato che per l’insegnante. Inizialmente la mia riforma deve aver un po’ offeso, l’insegnante poteva dire “perché vieni a dare i voti a me, non si può valutare la mia opera”.

 

Come mai la figura dell’insegnante, però, è così marginale nella nostra società?

 

Quando nel passato alcune professioni di qualità erano riservate solo a pochi, spesso godevano di grande prestigio .Lo era lo scienziato, il medico, il farmacista ed anche l’insegnante. La società della cultura e dell’accesso ha consentito che aumentasse in modo considerevole il numero di questi professionisti, facendo loro perdere credibilità. Però c’è anche un’altra ragione che non sempre è chiara. E' che la funzione dell’insegnante oggi deve essere professionalmente diversa. Oggi l’insegnante deve essere il coach, l’allenatore. Deve essere quello che stimola lo studente, che è un atleta, per arrivare al massimo. Tutto ciò non solo facendogli la paternale, la lezione, ma mettendo in luce nello studente il modo in cui può rendere al massimo, però faticando. E la fatica si sopporta molto meglio se la cosa piace. La scuola deve essere questo. Non più l’élite del passato! L’alunno deve essere motivato altrimenti non rende. E l’insegnante per farsi rispettare, secondo me, deve chiedere un nuovo modello educativo e un’attività di insegnamento che produca questi effetti è tutta da costruire e solo così l’insegnante verrà considerato di più dalla società.

 

Lei ha detto che tutti devono andare avanti, ma certo può essere male interpretato, diciamo ognuno deve potenziare al massimo le proprie qualità.

 

Come vedi sono due concetti diversi. Tutti devono andare avanti nel senso che se si regala il risultato è una grande fesseria. Non so se la soluzione è la bocciatura o una verifica in itinere, un monitoraggio. Si comincia dal primo giorno e ti accompagna al successo. Se un docente conduce l'alunno a una continua crescita può anche evitare degli insuccessi prendendo le opportune misure per le lacune in quel momento, e così via pretendendo il massimo che ciascuno possa dare... anche in una materia diversa. Non pensiamo che tutti abbiano le stesse qualità. Ma il diritto di ciascuno di arrivare al massimo della sua qualità, quella è la vera uguaglianza! Però bisogna che lo studi alletti il ragazzo, non che sia solo una purga.

 

Va molto di moda attualmente la frase: "La scuola deve formare cittadini e non intellettuali ”. Lei cosa ne pensa?

 

Io sono per et, et, piuttosto che per aut, aut. Deve formare il cittadino colto, l’intellettuale cittadino professionista. Professionista vuol dire colto sia nel suo mestiere che nella sua apertura mentale. Il compito è doppio rispetto a ieri. Ed è la scuola che deve istruire ed educare alla convivenza civile nella società, ma in questo, come vedi, è fallimentare.

 

La nostra scuola necessita da anni ed anni di un Istituto nuovo. E finalmente la Regione Campania ha approvato il piano regionale Educational Quality Facilities per riqualificare il patrimonio edilizio. In tale piano vi è prevista proprio la costruzione di un Centro Polifunzionale che accolga il nostro istituto. Lei è stato da sempre sensibile al tema dell'architettura educativa, come giudica questo progetto?

 

Dovete esigere che la vostra nuova scuola si costruisca. Dubitatene finché non la toccherete con mano. Oggi una componente essenziale dell’educazione è il tempo e ciò non riguarda più soltanto le ore di scuola. Primo si riducano le ore di lezione ma siano di qualità, secondo c’è tutta un’attività extracurriculare nella scuola da poter svolgere. Si devono incrociare questi due mondi, collaborando col territorio.

 

Lei ha creato il portale Education 2.0, un sito web che si propone di coinvolgere tutte le parti della scuola in un processo continuo di riforma. Ed è stato proprio lei ad affermare che il web 2.0 è una risorsa fondamentale del nostro tempo. Dunque si smentisce il paragone che Internet sia la piaga del giovane moderno?

 

Questa è una posizione idiota. Quando un signore che si chiamava Gutenberg a metà ’400 ha inventato i caratteri mobili, la cultura si trasmetteva ancora per manoscritti e si facevano dei codici miniati bellissimi. Si può scegliere sul piano dell’estetica dello strumento. Ma se avessimo scelto solo sul piano dell’estetica avrebbero letto nei secoli alcune centinaia di migliaia di persone, ora invece leggono alcuni miliardi di persone. La cultura raggiunge miliardi di individui soprattutto per ragioni tecnologiche. Il nuovo Gutenberg si chiama internet o la rete: è una rivoluzione enorme. Perché a volte i contenuti sono negativi? Colpa di chi ci inserisce quei contenuti. Non è lo strumento che si deve accusare, ma il suo eventuale contenuto. Mentre gettare in pasto alla gente un numero così grande di conoscenze è una rivoluzione! Ma dove sta la vera rivoluzione? Il passaggio ufficiale da linguaggio verbale a linguaggio multimediale.

 

E allora perché la scuola si basa principalmente sul linguaggio verbale?

 

Perché si vuole ammazzare la scuola, quelli che vogliono questo hanno il monopolio, sono dei “gentiliani “, che vanno cacciati spietatamente!! Vogliono male alla scuola, ai giovani, alla cultura. Non solo si presentano come vestali della natura, ma sono sempre delle cattedre che parlano e altri che ascoltano. La novità di Internet e in particolare di 2.0 è l’interattività. Perché la scuola è solo trasmissiva? Chi dice, chi ascolta. Chi insegna e chi impara. oggi la rete sta creando condizioni per cui un bambino a volte ne sa più di un adulto. Creare una condizione di interattività significa costruire una comunità educata. Creare una condizione di pura trasmissione significa costruire una comunità autoritaria che non vuol dire dittatura ma che c’è un'autoritas e chi ascolta; chi parla e la lavagna.

 

Come mai la scuola, che dovrebbe essere il cuore pulsante della società è oggi così marginale?

 

Perché purtroppo oggi la scuola è troppo spesso solo trasmissiva. Voi siete nel sistema educativo non nell’attività di ogni docente, che sia chiaro non è colpa dell’insegnante, ma del sistema operativo. Voi siete oggetto non soggetto! Nel contesto attuale potete solo ascoltare e non dovete partecipare a creare!!

 

Come possiamo fare per cambiare la situazione?

 

Non so se voi o io ci riusciremo. C’è da far crescere soprattutto questa mentalità che vi sto proponendo, che io chiamo cultura educativa moderna, dicendo che altrove lo fanno già. E’ un sogno e parte dal fatto che facendo una scuola per tutti, per conservarla equa e mantenere qualità, bisogna che ognuno sia più allettato, incuriosito, stimolato a fare sempre una serie di valutazioni.

 

Un flash sull’università: la fuga dei cervelli è qualcosa di angosciante, dice Wikipedia che dal 96 al 99 12mila laureati hanno lasciato il nostro Paese, quindi circa 3000 l’anno. Il tasso di laureati in fuga è il 7% e il sogno di ragazzi talentuosi di oggi è di andare a lavorare oltreoceano. Quali possono essere le maggiori cause? Probabilmente il nepotismo? Le raccomandazioni?

 

Il nepotismo va combattuto sempre attraverso la valutazione. Il difetto non è la fuga ma il mancato ingresso di altri, perché da sempre da ogni Paese c'è un gruppo che vuole emigrare. Altrove vengono valutati di più. E allora le forme di reclutamento sono ancora abbastanza chiuse sotto la volontà di alcuni gruppi docenti di promuovere le persone più vivine a loro, ma ci vuole molta più apertura nei confronti di chi si butta, a prescindere dal fatto che sia appoggiato o meno da un docente. Però ci vuole capacità, qualità di insegnamento, della ricerca, che attirino qui altri studenti di altre nazioni e questo farebbe rinascere il ciclo.

 

Qualche curiosità: il suo personaggio storico-politico di riferimento ?

 

Sono stato sempre affezionato alla figura di Antonio Gramsci, grandissimo intellettuale, uomo politico che ha attentato alla sua vita per la sua causa e questo per me ha significato qualcosa.

 

La sua famiglia è davvero illustre, vi si annoverano Cossiga e Segni per non parlare di tutti i Berlinguer che, oltre a lei, da Enrico a Giovanni a Bianca sono punti cardinali della sinistra italiana. Quanto ha influito sulla sua formazione personale la sua famiglia?

 

Ha influito molto l’ambiente familiare antifascista, democratico, progressista e poi la figura di Enrico perché è stato un punto di riferimento, una figura che ci credeva! Però penso di aver fatto anche personalmente un piccolo tratto.

 

Il traguardo di cui è più fiero?

 

Quello che si chiama oggi Bologna Process,una riforma universitaria europea che è l’avvenire dell’Università in Europa e nel mondo.

 

La ringraziamo per la grande opportunità offertaci.

 

Grazie a voi per quello che fate.